Disturbi alimentari: sintomo di un disagio interiore Anoressia e bulimia: come riconoscerle.
Adolescenti allo specchio
In forma senza diete
L'1,5% dei ragazzi over 14, con una prevalenza femminile pari a circa il 90%.
Sono i dati più aggiornati sui disturbi del comportamento alimentare (DCA)
emersi dal Congresso della Società Italiana di Psicopatologia. Numeri
importanti, che confermano che di queste malattie – prevalentemente anoressia e
bulimia - soffrono sempre più adolescenti, e che rispetto a 20 anni fa ci si
ammala sempre prima: se una volta i DCA facevano la loro comparsa intorno ai 17
anni, oggi ci sono percentuali consistenti di ragazzi che ne soffrono intorno ai
13-14 (a volte addirittura durante la scuola primaria) e si calcola che il 25%
circa della fascia 17-21 anni sia insoddisfatto del proprio corpo.
Adolescenti sempre più a rischio
È per cifre come queste che si parla ormai di malattia sociale che, per il
momento delicato in cui fa la sua comparsa, può portare a conseguenze
drammatiche e compromettere lo sviluppo, la salute e purtroppo anche la vita di
chi ne soffre.
Ma se l'origine è sicuramente multifattoriale e ci sono ancora tesi diverse -
che accentuano più o meno il ruolo del contesto familiare, la fragilità
psicologica, il rapporto con il cibo sperimentato nell'infanzia, un carico di
aspettative eccessive, la conflittualità non risolta con uno dei genitori,
l'influenza dei media - è più facile spiegare perché sia proprio l'adolescenza
il periodo più a rischio.
Si tratta infatti del momento di maggiore discontinuità nello sviluppo, la
transizione tra due età simboliche come l'infanzia e l'età adulta: una tappa
evolutiva che richiede particolari sforzi di adattamento. Il ragazzo deve
svincolarsi dai legami familiari e compiere il suo "ingresso" nella società,
collaudando l'autonomia affettiva, relazionale, progettuale. Nello stesso tempo,
lo sviluppo sessuale ha portato importanti cambiamenti nel corpo, che possono
generare un'acuta insicurezza soprattutto nel confronto con i coetanei e con i
messaggi pubblicitari imperanti. In agguato c'è quindi il rischio di una ferita
dell'autostima, perché il giovane esce sconfitto dal paragone con le immagini
idealizzate degli amici, con i desideri espliciti o inconsci dei genitori, con
gli standard impossibili imposti dai media.
Identikit della vittima ideale
Quasi sempre infatti le ragazze colpite sono studentesse modello, "figlie
ideali", giovani sensibili e intelligenti che fin da piccole si sono abituate ad
adeguarsi alle aspettative della famiglia e della scuola, facendo a poco a poco
coincidere l'autostima con l'approvazione esterna.
Ma se da un lato conformarsi ai canoni prestabiliti è una forma di difesa (un
po' come vestirsi e pettinarsi allo stesso modo) dall'altro il pericolo è
scivolare nell'attenzione ossessiva per il corpo e le sue singole parti, vivendo
come una minaccia la misura delle cosce, dei fianchi, del seno.
Esercitare un controllo ferreo delle proprie forme, mortificando il fisico nei
suoi bisogni vitali, diventa il modo per agire dei conflitti che in realtà non
sono, o non solo, fisici. Il cibo viene svuotato dalla sua funzione di
nutrimento e assume più che mai il ruolo di veicolo di messaggi conflittuali,
sia quando viene ingurgitato in eccesso sia quando viene asceticamente negato.
Anoressia e bulimia
Per capire meglio di cosa parliamo quando diciamo DCA, si può fare riferimento
alla definizione più unanimemente condivisa dalla comunità scientifica,
pubblicata da The Lancet nel 2003, che recita: "Persistenti disturbi del
comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso
corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il
funzionamento psicologico, e che non sono secondari a nessuna condizione medica
o psichiatrica conosciuta."
Prevalentemente parliamo appunto di anoressia e bulimia nervose, a cui si
aggiungono i cosiddetti disturbi non altrimenti classificati, che non rispettano
cioè tutti i criteri diagnostici.
I criteri diagnostici, per l'anoressia, sono:
•il rifiuto di mantenere il peso al di sopra o al minimo di quello normale per
età/statura;
•la paura di ingrassare anche quando si è sottopeso;
•l'alterazione del modo in cui si percepisce la propria forma fisica;
•l'eccessiva influenza dei chili sui livelli di autostima;
•l'amenorrea (assenza di 3 cicli mestruali consecutivi).
L'anoressia può essere con restrizioni - la giovane si priva drasticamente del
cibo - o con condotte di eliminazione-compensazione (vomito, abuso di lassativi
o diuretici, sforzi fisici eccessivi).
Si parla invece di bulimia quando il soggetto si dedica a ricorrenti abbuffate
nelle quali ha la sensazione di non controllarsi e di avere nel cibo l'unico
strumento per placare l'ansia. Alle abbuffate segue il senso di colpa, che può
portare a condotte improprie per controllare l'aumento ponderale (come per
l'anoressia).
Per diagnosticare il disturbo, le abbuffate devono verificarsi almeno due volte
alla settimana per tre mesi.
Segnali di pericolo
Per questo è fondamentale che genitori, insegnanti e amici facciano attenzione
ai possibili campanelli d'allarme, come un dimagrimento improvviso, l'attenzione
ossessiva alla bilancia e al conto delle calorie, la progressiva limitazione
degli alimenti, ma anche la depressione, che spesso si associa ai DCA e la
tendenza all'isolamento. E se come abbiamo visto l'origine del disturbo è
multifattoriale, allo stesso modo dovrà essere multidisciplinare l'approccio,
che affiancherà diverse figure professionali come psichiatra, psicoterapeuta,
internista, nutrizionista. Fondamentale poi condurre la terapia a livello
familiare, per comprendere e modificare le eventuali interazioni sbagliate.
Laura Taccani