Scoperto un gene dell'infertilità maschile
Uno dei meccanismi che impedisce la procreazione da parte dell'uomo dipende da una mutazione genetica. Che potrebbe essere usata per sviluppare un contraccettivo maschile.
Un gruppo internazionale di ricercatori, dell'Oxford University (Gran Bretagna), della Ghent University (Belgio) e dell'Università del Massachusetts (Stati Uniti), ha scoperto una mutazione genetica responsabile di una forma di infertilità maschile.
Si tratta di una mutazione presente in una proteina dello spermatozoo, chiamata PLC zeta, che viene naturalmente iniettata nella cellula uovo femminile al momento della fecondazione per dare inizio allo sviluppo di una nuova vita.
In presenza della mutazione del gene per questa proteina, però, si determinano delle anomalie di funzionamento, come una insufficiente produzione della PLC zeta: gli spermatozoi interessati dal gene mutato, di conseguenza, non riescono ad attivare la cellula uovo femminile e a farla sviluppare.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Human Reproduction, apre sicuramente la strada a nuovi trattamenti contro l’impossibilità alla procreazione: i ricercatori hanno già svolto, in tal senso, esperimenti sui topi, iniettando la versione corretta del gene per PLC zeta per produrre abbastanza proteina. «Gli esperimenti sono stati un successo, e la cellula uovo si è sviluppata in embrione», ha spiegato John Parrington del Department of Pharmacology dell'Università di Oxford.
Ma gli scienziati intravedono nella novità anche la chiave per creare il pillolo anticoncezionale maschile: «È praticamente un cliché il fatto che ogni passo avanti nel campo della fertilità possa portare ad un contraccettivo maschile» avverte cautamente Parrington. «Ma se si trovasse un medicinale che blocca PLC zeta senza influenzare altre proteine, una pillola contraccettiva maschile potrebbe diventare realtà».