Dermatite atopica: i nutrienti che possono aiutare
Molti studi indicano un ruolo positivo soprattutto per i probiotici, minori le evidenze per acidi grassi e prebiotici
L’integrazione con alcuni «nutrienti», tra cui prebiotici, probiotici e particolari acidi grassi, potrebbe aiutare a ridurre le possibilità di sviluppare la dermatite atopica o quanto meno ridurne la gravità. Lo suggerisce una recente rassegna di 21 studi per un totale di quasi 7mila pazienti pubblicata sulla rivista JamaDermatology.
PROBIOTICI - Le evidenze più significative raccolte dagli autori della rassegna riguardano l’integrazione della dieta con probiotici, batteri «buoni» che contribuiscono a riequilibrare la flora intestinale. In particolare si è visto che la loro assunzione da parte di donne in gravidanza o che allattavano al seno nonché da parte di neonati sembrerebbe ridurre le possibilità di sviluppare la dermatite atopica o quanto meno la sua gravità. Tra i diversi ceppi di probiotici analizzati, effetti protettivi a lungo termine sono stati evidenziati soprattutto per il Lactobacillusrhamnosus. «Quello della supplementazione con probiotici è un argomento di grande interesse - osserva il professor Carlo Gelmetti, responsabile dell’Unità operativa di dermatologia pediatrica della Fondazione IRCCS Policlinico di Milano -. Il problema è che gli studi in questo ambito sono tutti diversi per molti aspetti, come la tipologia di pazienti (etnie molto differenti tra loro), i ceppi batterici considerati (per l’OMS non si deve parlare di probiotici in generale, ma di uno specifico probiotico), la durata del trattamento, la quantità di probiotici somministrati nonché il momento di inizio della terapia (prima della nascita, alla nascita, dopo la nascita). Nonostante questa varietà, la maggior parte degli studi fornisce un dato globalmente favorevole, con il pregio non trascurabile che questo tipo di supplementazione può al massimo non funzionare, ma mai risultare negativa o pericolosa. Per cui gli esperti del settore sono tendenzialmente favorevoli a dare i probiotici. In questa ottica sono molto interessanti anche alcuni lavori italiani, coordinati da Lorenzo Drago, microbiologo dell’Università di Milano, che dimostrano che alcuni probiotici (in particolare il Lactobacillussalivarius) sono capaci non solo di migliorare la dermatite atopica, ma anche di diminuire la presenza dello Stafilococco aureo nelle feci. Questo batterio è molto diffuso tra gli atopici e può complicare la dermatite, quindi il fatto che possa essere "allontanato" potrebbe avere ripercussioni positive».
ALTRI NUTRIENTI - Alcuni dati raccolti dai ricercatori americani «spezzano una lancia» a favore anche dell’integrazione con acido gamma-linolenico (un acido grasso polinsaturo della serie omega-6) che sembrerebbe contribuire a ridurre la gravità della dermatite, mentre la supplementazione con prebiotici (particolari carboidrati che rappresentano il principale nutrimento dei probiotici) e semi oleosi di ribes nero (ricchi di acido gamma-linolenico e acidi grassi omega-3) aiuterebbe a prevenire la malattia. «In questo caso i dati finora disponibili sono meno chiari - puntualizza Gelmetti -. Per esempio nel caso del ribes nero, i potenziali effetti benefici potrebbero essere attribuiti alla particolare miscela omega-6 e omega-3, ma anche all’abbondanza di antiossidanti. Quello che è certo è che questi integratori, quanto meno, non possono far male».