L'estensore per il pene funziona

 

Uno studio italiano pubblicato sul British Journal of Urology International rivela l'efficacia dell'estensore per allungare il pene.

Sanihelp.it - Da tempo circola in commercio un apparecchio per l’allungamento meccanico del pene: un anello di plastica, due bacchette mobili per modulare la trazione e una banda di silicone per tenere il pene in posizione. Ed ecco pronto l’estensore: con una trazione continua e periodica, il pene si allunga.

Funziona? Pare di sì. Anche i più scettici, infatti, potranno forse capitolare di fronte ai risultati proposti da chi l’estensore lo ha sperimentato su 21 volontari: nientemeno che i ricercatori dell’Università di Torino all’ospedale Le Molinette.

Gli uomini, con un’età media di 47 anni, con un membro lungo più di quattro centimetri, hanno testato l’estensore tra le quattro e le sei ore al giorno, per sei mesi. Solo 16 volontari sono riusciti a portare a termine il programma: gli altri cinque hanno desistito provati dai dolori e dalle infiammazioni che l’estensore provoca.

Il risultato? Per chi ha mostrato una notevole forza di volontà e ha portato a termine lo studio, il “premio” è stato un effettivo allungamento dell’organo maschile: del 31% a riposo e fino al 36% in erezione. Risultati così sorprendenti che sono stati pubblicati anche su una rivista scientifica internazionale di tutto rispetto, il British Journal of Urology International.

L’estensore sembra, quindi, essere un presidio medico, alternativo alla chirurgia, adatto in quei casi in cui il membro maschile ha problemi di disformia: più corto della norma o con eccessiva curvatura risolta chirurgicamente (in questi casi le dimensioni ridotte sono la conseguenza dell’intervento). A patto di rivolgersi prima al medico, per un consulto, anche psicologico. Con un’avvertenza: l’estensore non aumenta la circonferenza.

 

Orgasmo: basterà un chip?

Per stimolare il piacere sessuale presto potrebbe bastare un chip impiantato nel cervello. Lo svela una ricerca pubblicata su Nature Rewiews Neuroscience.

Nuove speranze per chi non sa cosa sia un orgasmo: gli psichiatri dell’Università inglese di Oxford stanno lavorando da ormai dieci anni a una soluzione contro l’anorgasmia in particolare e l’anedonia, cioè l’incapacità di provare piacere, in generale.

L’idea, non nuova, è quella della stimolazione cerebrale profonda, già usata per trattare patologie neurologiche, come la distonia o il morbo di Parkinson: un microchip impiantato nel cervello invia degli impulsi, attraverso elettrodi, a una parte specifica della corteccia cerebrale, stimolandola.

In questo specifico caso, gli scienziati, guidati dallo psichiatra Morten Kringelbach, hanno puntato l’attenzione sull’area del cervello posta dietro gli occhi, la corteccia orbifrontale, che sarebbe legata alle sensazioni di benessere provocate dal sesso e dal cibo. Perché anche il piacere più fisico passa per le vie cerebrali.

La ricerca è già approdata sulle pagine di una prestigiosa rivista scientifica, Nature Rewiews Neuroscience, ma probabilmente bisognerà aspettare almeno dieci anni perché il chip divenga realtà. Si vocifera già sul costo, che dovrebbe aggirarsi sui 3000 dollari: neppure troppo come prezzo del piacere.

Una soluzione pensata per chi ha specifici problemi di incapacità a raggiungere l’apice del piacere: non certo mosche bianche se pensiamo che solo in Italia il 30% delle donne soffre di anorgasmia.

Ma viene da chiedersi se non sussista il rischio che finiscano per farne uso anche coppie o addirittura singoli fanatici del godimento facile: la fine della vita di coppia e l’orgasmo come momento unico d’appagamento, ma in solitario e a comando, potrebbero essere dietro l’angolo.

 

La seduzione è un'arte…che si impara

Fiducia in sé e nelle proprie potenzialità: così si impara a sedurre e ad essere seduttivi.

Sanihelp.it - Far cadere un uomo ai propri piedi in mezz’ora o conquistare una donna sfruttando le proprie carte vincenti nell’arco di un appuntamento? Qualcuno ha la fortuna di avere certe doti innate, ma nessuno deve disperare.

«In fondo un seduttore è colui che sa stare bene con sé stesso e con gli altri, sicuro delle proprie potenzialità, capace di stupire, affascinare e appassionare, una persona che è a proprio agio in qualsiasi situazione» spiega Andrea Favaretto, trainer di corsi di motivazione, comunicazione persuasiva e Programmazione Neuro Linguistica (PNL) oltre che trainer di corsi di seduzione.

Nessun novello Casanova, quindi, nessuna scialba imitazione dell’attore o dell’attrice sulla cresta dell’onda: bisogna imparare, piuttosto, a conoscere i propri punti forti e a esaltarli. La fiducia in sé e nelle proprie potenzialità sono le vere armi segrete. Già, a parole è molto facile, ma come trasformarsi da introversi e timidi incalliti in persone in grado di affascinare gli altri?

«Ci si basa sulla pratica delle più efficaci strategie di persuasione, comunicazione e sviluppo personale attualmente esistenti, utilizzando le più avanzate tecniche di PNL» spiega ancora Favaretto.

La cura di sé e dei dettagli, la sicurezza in se stessi, il tono di voce giusto, il divertimento e l’ironia sono alcune armi di seduzione che Favaretto elenca nel proprio sito personale. Ma il trainer non dimentica di indicare quei comportamenti che attirerebbero, invece, i due di picche: le frasi fatte, l’invadenza, l’insistenza e il vittimismo, l’essere zerbini, simpatici a tutti i costi o, al contrario, arroganti e l’avere poca cura di sé e della propria immagine. Funziona? A sedotti e seduttori l’ardua sentenza.

 

I film romantici uccidono la coppia

Un gruppo di ricercatori inglesi mette in guardia dai film romantici: le storie d'amore cinematografiche creerebbero illusioni che possono distruggere la vita di coppia

Harry ti presento Sally, C’è posta per te, Notting Hill sono arme letali per la vita a due. Non si tratta della scusa accampata da qualche amante dell’horror o del genere comico, ma della rivelazione di scienziati dell’Università Heriot Watt di Edimburgo, nel Regno Unito.

Lo studio scozzese è partito da un esperimento pratico che ha coinvolto 100 volontari: ad alcuni è stata proposta la visione di commedie "mielose", come Serendipity, mentre ad altri film del regista David Linch, non certo del genere romantico.

Interpellando i volontari dopo la visione del film, gli studiosi hanno visto che chi aveva seguito le proiezioni sdolcinate era più propenso a una visione dell’amore fiabesco, a lieto fine, predestinato. Insomma, le pellicole romantiche trasmetterebbero un’idea dell’amore che non rispecchia la realtà e questo si tradurrebbe in una maggiore difficoltà a superare le fin troppo reali e naturali problematiche che una coppia vive nella propria storia d’amore.

La domanda sorge spontanea: che ne è della capacità di discernere la realtà dalla finzione cinematografica, capacità che una persona adulta ha o dovrebbe avere? C’è ma non basta, almeno secondo gli studiosi: a livello inconscio, la visione di film edulcorati pare finisca comunque con il creare delle aspettative irreali e questo spiegherebbe perché i consulenti matrimoniali spesso vedono coppie che credono che il sesso debba sempre essere perfetto e che l’amore vero non ha bisogno di grandi parole.

In attesa di studi più specifici, ci sarà sicuramente qualcuno che riuscirà a evitare la visione della solita commedia strappalacrime in nome della difesa della solidità di coppia!