Insonnia: il ruolo dei neuroni
Un recente studio, pubblicato sulla rivista Sleep, dimostra che una scarsa qualità del sonno può essere correlata a una variazione della struttura del nostro cervello e, più in particolare, a una riduzione di materia grigia nel lobo frontale celebrale.
Il lobo frontale è una regione molto importante poiché svolge un ruolo fondamentale nel mediare le abilità di pensiero astratto, organizzare il comportamento in sequenze logiche e in serie temporale, e inibire risposte automatiche inappropriate agli stimoli ambientali.
Chi soffre di disturbi del sonno?
I disturbi del sonno sono molto diffusi: circa il dieci per cento della popolazione occidentale soffre di insonnia in modo cronico.
Difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto, risveglio mattutino precoce e lunghe veglie notturne, sono tra i disturbi del sonno più comuni.
Cosa ha analizzato lo studio?
Durante lo studio, condotto dai ricercatori della University of California di San Francisco, circa 150 veterani della Guerra del Golfo sono stati sottoposti a esami radiologici, come la risonanza magnetica svolta durante il sonno. I dati raccolti sono stati poi utilizzati per determinare il volume dell'ippocampo e la quantità di materia grigia presente a livello corticale dei partecipanti.
Pur tenendo conto di fattori specifici, come la sindrome post-traumatica da stress, l’uso di farmaci psicotropi, la depressione e l’esperienza della guerra del Golfo, i ricercatori hanno comunque concluso che vi sia un'associazione tra una scarsa qualità del sonno e una ridotta quantità di materia grigia del lobo frontale, assieme a un ridotto volume della materia grigia corticale totale.
Tuttavia, i risultati dello studio non sono sufficienti a spiegare se la cattiva e scarsa qualità del sonno sia causata da queste diminuzioni del volume della materia grigia.
Un altro studio, pubblicato nel 2010 sempre sulla rivista Sleep, dimostra che si assiste a una diminuzione della concentrazione di materia grigia celebrale, in particolare nel cervelletto, nella corteccia prefrontale e nelle strutture limbiche, in soggetti affetti da una forma grave di apnea ostruttiva durante il sonno, patologia che spesso compromette la qualità del sonno stesso.
Insomma, gli studi stanno continuando ad analizzare le cause che costringono milioni di persone a restar svegli anche di notte, nella speranza che almeno la primavera concili il sonno anche dei più resistenti.