Mangia di tutto? Si svezza meglio


Quanto più i genitori propongono al piccolo un'ampia varietà di alimenti dai 6 mesi ai 3 anni, tanto più diventerà un adulto in grado di apprezzare tutte le tipologie di gusto. Lo dice un nuovo studio


Che il latte materno sia l'alimento migliore per il neonato, è un concetto sdoganato, che mette tutti d'accordo. Di più. Il latte di mamma protegge il bebè dalle infezioni, molto più e molto meglio del latte artificiale . Ma una volta trascorsi i primi 6 mesi di vita del piccolo, come procedere nell'alimentazione ? Quali sono i criteri da seguire nella delicata fase dello svezzamento? Bisogna andare per gradi, procedere lentamente, inserendo un alimento alla volta, secondo le indicazioni del proprio pediatra, che conoscendo bene il bambino ci consiglierà per il meglio. Ma una teoria si sta facendo largo tra gli addetti ai lavori in tema di alimentazione dei piccini, e il suo monito è il seguente: più i bambini ampliano il ventaglio di cibi e sapori fin da piccolissimi, e più da adulti avranno sviluppato il gusto in maniera appropriata e completa.
"Quanto più i genitori contribuiscono a intensificare l'esperienza di un'ampia varietà di alimenti nella primissima fase di vita del bambino (dai 6 mesi ai 3 anni), tanto più diventerà un adulto in grado di apprezzare tutte le tipologie di gusto". Lo rivela lo studio "Lo sviluppo del gusto nel bambino", promosso dal Pastificio Garofalo, da Slow Food Italia e dall'Università di Scienze Gastronomiche e presentato all'ultimo Salone Internazionale del Gusto a Torino. La ricerca, condotta dal professor Luigi Greco, Direttore dell Dipartimento di Pediatria della Facoltà di Medicina dell'Univerisità di Napoli Federico II e dalla dottoressa Gabriella Morini, docente di Scienze Molecolari e di Basi Molecolari del Gusto presso l'Universita di Scienze Gastronomiche, mostra che il graduale passaggio dall'alimentazione a base di latte alla varietà degli alimenti assunti durante lo svezzamento non è necessario solo allo sviluppo delle capacità digestive, ma anche e soprattutto all'incontro del bambino con il mondo del gusto.
Lo studio evidenzia, inoltre, come, di fatto, già la vita fetale sia importante nella determinazione delle preferenze alimentari. Infatti, i "sapori" contenuti negli alimenti ingeriti dalla mamma durante la gravidanza passano il filtro placentare, giungono nel liquido amniotico e vengono "mangiati" dal feto. Altro "momento importante" quello dell'allattamento: i bambini allattati al seno sono esposti a un più ampio spettro di gusti. Lo svezzamento deve quindi tornare a essere, è stato spiegato, " palestra del gusto " ed "è importante sapere che il rifiuto di un nuovo alimento è inversamente proporzionale al numero di volte in cui viene proposto al bambino stesso: per ottenere che un bimbo si adatti a un alimento che respinge sono necessarie almeno 7-8 tentativi prima che lo accetti in modo stabile".
E ancora, si rileva come la dieta meditteranea si adatti ai bambini fin da piccolissimi: "Non si tratta, per i nostri bimbi, di inventare nuove ricette o confezioni attraenti - spiega, infatti, Luigi Greco - siamo al passaggio dalla preistoria all'era moderna nella conoscenza dei meccanismi molecolari della percezione. Il bambino attraversa, dallo svezzamento, uno straordinario percorso di conoscenza e di manipolazione epigenetica sul suo patrimonio genetico. Nasce "dolce" e impara l'esperienza con il sapore. La cosa straordinaria è che queste nuove scoperte non fanno che ancora sostenere la ricerca, per il bambino, degli alimenti sani della dieta mediterranea".