Frattura del pene: è davvero possibile?
Le cause della Frattura del pene
Soltanto l’idea fa gelare il sangue nelle vene, ma la frattura del pene, nota
anche come sindrome del chiodo piegato, è un fenomeno reale. Il Servizio
Sanitario Nazionale del Regno Unito ha spiegato come se il pene venga contorto
in modo violento, mentre questo è in erezione, si può fratturare.
Viene da chiedersi come questo sia possibile dal momento in cui in questo organo
sessuale non ci sono ossa, ma solo tubuli che si riempiono di sangue quando il
membro è eretto.
Frattura del pene: le cause
È, infatti, la rottura di uno di questi tubuli che porta alla frattura. Durante
l’erezione, il pene è gonfio di sangue e se viene piegato in modo violento si
può provocare la rottura di uno dei due corpi cavernosi. Questa causerà perdita
di sangue a cascata dal pene, perdita immediata dell’erezione, scricchiolii, il
tutto accompagnato da tumescenze dolorose e che si gonfiano velocemente.
La perdita di sangue è legata al fatto che la lesione si è avuta anche nel tubo
che drena l’urina dal corpo (l’uretra). Per evitare di incorrere in questa
situazione, che provoca terrore solo a parlarne, è bene evitare di piegare
troppo l’organo sessuale. Non cadete sopra di esso ed evitate che il vostro
partner vi si sieda sopra in modo violento, con qualcosa di diverso rispetto
all’orifizio desiderato.
Anche se fortunatamente è una patologia che si presenta di rado, di solito è
dovuto a partner sessuali troppo zelanti o impazienti. Di frequente, è legato
alla fuoriuscita del pene dalla vagina e dal suo scontro con la sinfisi pubica o
con il perineo. Se siete proprio sfortunati, il pene si potrebbe rompere mentre
vi rigirate nel letto durante un’erezione, che avviene mentre state dormendo.
Ma un’altra causa che porta alla frattura del pene è la masturbazione aggressiva
o la pratica del taqaandan, una pratica culturale in cui la parte superiore del
pene eretto e piegata in modo forzoso.
Nel caso in cui questi traumi si presentino quando il pene è flaccido non si
presenta la frattura, ma si hanno semplici traumi penieni, dolorosi, ma di più
facile cura.
Frattura del pene: come si cura?
Se proprio si è stati sfortunati e il pene si è fratturato c’è solo un modo per
rimediare ed è l’intervento chirurgico, che deve essere praticato il più presto
possibile, entro le 48-72 ore seguenti all’evento traumatico.
La diagnosi è immediata e si ottiene con un semplice esame fisico. Si può fare
ricorso anche a ecografie e a una risonanza magnetica, per la conferma della
patologia e per comprenderne la gravità.
L’esame che sembrerebbe il più indicato, la cavernosografia, una radiografia che
si fa iniettando il liquido di contrasto nei corpi cavernosi, dà però spesso dei
falsi positivi anche se l’esatta fuoriuscita del liquido dovrebbe permette di
capire il punto specifico dove si è verificata la rottura. Se non trattata la
frattura potrebbe portare a deformità permanenti del pene o a difficoltà nel
raggiungere e mantenere l’erezione durante l’attività sessuale (disfunzione
erettile).
L’operazione consiste nell’esporre il tessuto lesionato, tramite incisione che
può essere longitudinale o coronale. Si procede poi drenando l’ematoma e
riunendo i tessuti che si sono strappati. Nel caso ci sia stata anche la rottura
dell’uretra, si procede anche con la sua riparazione. Se non si vuole ricorrere
alla chirurgia è possibile anche un trattamento farmacologico/conservativo a
base di farmaci antinfiammatori, fibrinolitici e antibiotici, che hanno lo scopo
di far riassorbire l’ematoma e gli esiti cicatriziali.
Il tasso di complicanze è però molto alto, ben il 40% contro l’11% nel caso si
ricorra alla chirurgia.
Dopo l’intervento, è necessario non avere rapporti sessuali per almeno sei
settimane.
Per evitare che si verifichino erezioni nella fase di convalescenza possono
essere assunti farmaci come benzodiazepine e antiandrogeni. Talvolta a seguito
della frattura del pene si possono verificare erezioni dolorose, disfunzioni
erettili e il pene può assumere un aspetto incurvato.