Olio di pesce, ripara il cuore se preso sei mesi dopo l’infarto
L'olio di pesce aiuta a rallentare ed a prevenire i danni conseguenti ad un
infarto. Vediamo di scoprire i dettagli relativi a questa nuova scoperta
scientifica
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L’olio di pesce può essere di grande aiuto dopo un infarto. Un nuovo studio ha
dimostrato che gli acidi grassi omega-3 in esso contenuti possono rallentare o
addirittura impedire i danni derivanti da un attacco di cuore. Molti cardiologi
vi avranno già detto che uno dei modi migliori per mantenere il cuore e il
cervello in salute è quello di includere nella vostra dieta oli più sani, come
gli acidi grassi omega-3 presenti nel pesce. Particolarmente consigliati,
quindi, salmone, sgombro, aringhe, trote, sardine e tonno bianco. Diverse
ricerche scientifiche hanno, infatti, dimostrato che le persone che mangiano più
pesce hanno una minor incidenza di malattie cardiache e un minor numero di
attacchi di cuore. Finora non era, però, stato chiarito il ruolo dell’olio di
pesce nella dieta dei soggetti vittime di infarto. I grassi omega-3 possono
fornire dei benefici in una situazione simile? I ricercatori del Brigham and
Women’s Hospital, guidati dal Dottor Raymond Kwong, hanno voluto approfondire la
questione e, utilizzando le più sofisticate tecniche di imaging in grado di
fornire immagini dettagliate del cuore, hanno monitorato le funzionalità
cardiache nei giorni e nelle settimane successive ad un attacco di cuore.
Per lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Circulation dell’American
Heart Association, hanno preso in esame 360 persone vittime recenti di infarto.
Ad alcuni dei volontari è stato prescritto di assumere giornalmente una
pastiglia di olio di pesce contenente 4 grammi di acidi grassi omega-3; ad altri
è stata somministrata una pillola di placebo. Entrambi i gruppi hanno seguito
questa cura per sei mesi. Da notare che questa dose di acidi grassi omega-3 è
molto elevata; per avere un raffronto, si pensi che una porzione di salmone ne
contiene da 0,5 a 1 grammo. Ogni due mesi, i volontari sono stati, quindi,
sottoposti ad una risonanza magnetica del cuore per monitorare gli eventuali
miglioramenti sopravvenuti nel muscolo. Normalmente, dopo un infarto del
miocardio, la parte del cuore colpita è affamata di ossigeno e non recupera mai
del tutto la sua piena funzionalità. Il tessuto sano residuo inizia a compensare
il tessuto compromesso, ma deve lavorare di più per mantenere la normale
funzione di pompaggio del cuore. Nel corso del tempo, questo può portare ad un
superlavoro da parte del tessuto cicatriziale e potrebbe iniziare a diminuire
anche la capacità del tessuto sano di compiere il suo lavoro.
Con conseguente insufficienza cardiaca, un grosso problema difficilmente
risolvibile nonostante i progressi nella cura interventistica. Il team del
Dottor Kwong, direttore del Cardiac Magnetic Resonance Imaging del Brigham and
Women Hospital, ha scoperto che i soggetti che hanno assunto una dose elevata di
grassi omega-3, tramite olio di pesce, hanno patito il 6% in meno di questo
declino della funzione cardiaca rispetto a quelli trattati con i farmaci
placebo. E non è tutto. Le persone che presentavano i più alti livelli ematici
dei grassi omega-3 (gli individui li assorbono a velocità differenti) hanno
manifestato una maggiore riduzione delle cicatrici (-13%) rispetto a coloro che
avevano livelli più bassi. È pur vero che i volontari stavano già assumendo le
medicine tradizionali per il trattamento delle malattie cardiache, quali le
statine per abbassare il colesterolo ed i farmaci per tenere sotto controllo la
pressione sanguigna, ma gli effetti rimangono comunque notevoli e di grande
impatto per le cure future. Gli acidi grassi omega-3 sembrano, infatti, essere
in grado di prevenire le cicatrici del muscolo, altrimenti sano, che ha un
superlavoro a causa dell’attacco di cuore. In altre parole, l’olio di pesce
sembra essere un valido alleato post-infarto.
Sulla base delle analisi dei loro campioni di sangue, si è inoltre scoperto che le persone che assumono integratori di omega-3, quali le pillole di olio di pesce, hanno bassi livelli di marker infiammatori. Questo suggerisce che l’olio di pesce è in grado di ridurre l’infiammazione creatasi a seguito di un infarto. Si tratta, quindi, di un’importante strategia per proteggere il cuore dopo un attacco cardiaco: se il rimanente tessuto sano riesce ad essere salvato, tutto il cuore sarà più forte. Dire che ogni paziente vittima di infarto debba essere curato, d’ora in poi, con una dieta ricca di olio di pesce, piena di acidi grassi omega-3, è ovviamente prematuro, ma il dottor Kwong afferma che queste prime conclusioni sono molto promettenti. Ora, i risultati scientifici dovranno essere inseriti in un’analisi più ampia. Si dovrà, quindi, valutare se gli integratori di omega-3 possono essere utilizzati in altre fasi di cura e, soprattutto, immediatamente dopo l’attacco di cuore; inoltre, si dovrà calcolare quanto omega-3 sia necessario per avviare il rimodellamento cardiaco. Queste sono domande alle quali Kwong, professore associato di medicina presso la Harvard Medical School, conta di rispondere grazie ad ulteriori studi.