SLA: due piante indiane per rallentarne il decorso
La SLA, sclerosi laterale amiotrofica, è una malattia degenerativa che colpisce le cellule cerebrali preposte al controllo dei muscoli, compromettendo progressivamente i movimenti della muscolatura volontaria. Come ogni malattia, anche la SLA manifesta un decorso variabile da soggetto a soggetto, ma ha comunque un carattere invalidante e presenta prognosi spesso negative. La progressiva debolezza muscolare ha diverse conseguenze: gli oggetti cadono spesso dalle mani, c'è incertezza nell'uso delle gambe, difficoltà nel lavarsi e nel compiere semplici gesti di vita quotidiana. Può presentarsi anche un cambiamento del timbro della voce, conseguente alla difficoltà di movimento della lingua. Con il progredire della malattia, aumentano i muscoli che vengono compromessi, come quelli che presiedono alla deglutizione o che sono coinvolti nella respirazione: il soggetto va facilmente in affanno, anche nel compiere i movimenti più semplici o gli sforzi più lievi. Anche se rara - in Italia presenta un'incidenza di circa 2/3 casi su 100 mila persone ogni anno - la SLA è, dunque, una malattia terribile.
Fortunatamente, buone notizie giungono ora da uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, effettuato da un team di scienziati coordinato da Anna Liscia, docente di Fisiologia all'Università di Cagliari, secondo il quale alcuni fitoderivati, estratti da due piante indiane abitualmente impiegate dalla medicina ayurvedica, aiuterebbero a contrastare gli effetti della sclerosi laterale amiotrofica; si tratta, specificatamente, della Withania somnifera e della Mucuna pruriens.
«La ricerca - afferma Anna Liscia - è stata realizzata sul comune moscerino della frutta, la Drosophila melanogaster, il quale possiede geni e un'organizzazione del sistema nervoso simili a quelli umani; cosicché si presenta come un potente modello traslazionale per lo studio delle basi biologiche di malattie neurodegenerative attualmente senza cure, come la SLA».
Secondo quanto emerso dallo studio, sembra proprio che gli estratti di queste piante siano in grado di diminuire i sintomi e le alterazioni cellulari in un organismo ammalato della sindrome laterale amiotrofica; cosicché esso potrebbe aprire nuove strade nell'affrontare trattamenti alternativi di questa e di altre malattie simili.