Malattie renali, il 50% non le conosce

Prevenzione 0

 

SECONDO i dati emersi da uno studio condotto da "Tns healthcare" su un campione rappresentativo della popolazione, l'insufficienza renale è misconosciuta a metà degli italiani mentre, nonostante il basso livello di informazione della malattia, per il 70 per cento degli intervistati che la conosce si tratta di malattia seria e grave. Il 40 per cento, infine, ha dichiarato di non sapere quali siano i comportamenti preventivi necessari a evitare il deficit renale che, per anni, resta asintomatico.

Nel mondo una persona su sette soffre di Insufficienza renale cronica (Irc). La patologia presenta diversi gradi di gravità a seconda della funzione renale complessiva: va dallo stadio 1, che si identifica in un danno parziale dei reni, al 5, condizione di nefropatia che costringe i pazienti alla dialisi o al trapianto.

Quelli che entrano in dialisi hanno un tasso di sopravvivenza a 5 anni di circa l'80 per cento. L'anemia caratterizzata da un basso livello di emoglobina colpisce il 70 per cento dei pazienti con insufficienza renale.

Parkinson: solo una pillola/giorno

In Italia la prima medicina a lento rilascio contro il morbo

E' arrivato in Italia il primo farmaco a lento rilascio contro il morbo di Parkinson: una sola pillola controllerà i sintomi per 24 ore. Studi internazionali hanno dimostrato l'efficacia del nuovo prodotto nei pazienti, sia nelle fasi iniziali della malattia sia in quelle avanzate e un miglioramento del 10% della qualità della vita dovuto proprio alla riduzione del numero di pillole. Si calcola che in Italia ci siano circa 400 mila malati di Parkinson. 

Psicologia: l'uomo e' abitudinario

Seguiti per sei mesi 100 mila individui grazie ai telefonini

 Uno studio dimostra come l'uomo sia abitudinario e vada sempre negli stessi posti percorrendo i medesimi tragitti, salvo rare eccezioni. Sotto la supervisione di Albert-Laszlo Barabasi della Northeastern University presso Boston, 100 mila individui sono stati seguiti nei loro spostamenti per sei mesi grazie alle tracce dei telefoni cellulari. L'indagine, pubblicata sulla rivista Nature, mostra che le traiettorie seguite dagli individui 'pedinati', sono sempre uguali a se stesse. 

Cervello: c'e' l'area del sarcasmo

Non e' legata a centri linguaggio ma di percezione visiva

Affronta le radici nell'emisfero sinistro del cervello, la capacità di cogliere battute e frecciatine sottili. A indicare per la prima volta le basi neurologiche del sarcasmo e' una studiosa della California. L''area del sarcasmo ' non ha nulla a che vedere con i centri del linguaggio finora ritenuti cruciali per la comprensione di frasi pungenti o ironiche. Dipende dall'emisfero sinistro in una zona neurale importante per la percezione visiva.

Rimedi naturali: impacchi alla ruta per gli occhi

Rimedi e Prodotti Naturali Piante e Erbe Officinali

Le proprietà della ruta sono poco note e anche se possiede numerose virtù aromatiche e terapeutiche viene spesso utilizzata in associazione con altre erbe anziché da sola, poiché se consumata in alto dosaggio può essere tossica. È possibile tuttavia utilizzarla in modo sicuro per preparare degli impacchi per gli occhi affaticati dall’eccesso di sole delle prime esposizioni.

Gli ingredienti necessari sono 10 gr. di ruta, 10 gr. di camomilla, 10 gr. di rosmarino, 5 gr. di semi di finocchio e ¼ di litro d’acqua. Miscelate le erbe e mettetene un cucchiaino in una tazza su cui verserete l’acqua bollente, lasciando riposare per qualche minuto. Filtrate con cura, lasciate raffreddare e utilizzate con garze sterili per impacchi rinfrescanti e lenitivi.

 

L'erba voglio

La mortalità delle api danneggia anche la ricerca

 

"Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita" scrisse Albert Einstein. Non siamo ancora, fortunatamente, a questo punto ma certo il Colony Collapse Desease, cioè il collasso delle arnie, impensierisce notevolmente apicoltori, entomologi e altri studiosi. Verificatosi inizialmente negli Stati Uniti e, successivamente, in Argentina e Uruguay, e poi in Europa (anche l'Italia ne è colpita) il fenomeno è causato dal fatto che le api non riescono più a tornare alle arnie, sciamano fuori dagli alveari e muoiono; all'interno dell'arnia rimane la sola ape regina.

Le cause vanno ricercate nei cambiamenti climatici, nelle onde elettromagnetiche (tra cui quelle dei telefonini), nell'inquinamento ambientale. L'alta mortalità delle api è anche causata dall'uso di insetticidi. Il danno derivante dalla perdita delle api, di quelle "bottinatrici" (raccolgono il nettare e il polline dai fiori), è la mancanza dell'impollinazione che non permette più a numerosissime specie vegetali di riprodursi. Tra i prodotti delle api, oltre alla propoli e alla pappa reale, un posto di primo piano spetta al miele che, negli ultimi anni, sta acquisendo un ruolo "medico" sempre più rilevante; basti pensare al suo recente impiego nel trattamento delle ferite.

Il Journal of Laryngology and Otology (maggio 2008) pubblica uno studio effettuato per valutare l'efficacia del miele puro come profilassi nelle mucosità provocate dalla radiochemioterapia. La sperimentazione, condotta da medici egiziani e agronomi (Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Oncologia, Clinica patologica dall'Assiut University), è stata effettuata su quaranta persone affette da tumori che interessavano la testa e la nuca. Al gruppo di pazienti ai quali era stato applicato localmente del miele puro, la sperimentazione dimostrò, rispetto all'altro gruppo non trattato allo stesso modo, che il miele ha efficacia nel ridurre le mucosità orali: complicanze derivate da radio e chemioterapia.

L'altra buona notizia sul miele viene dal Centro di Ricerca Cardiovascolare della Mashhad University in Iran. Lo studio iraniano mirava a valutare gli effetti dell'assunzione di miele sui livelli di colesterolo totale , di quello LDL ("colesterolo cattivo") e dell'HDL ("colesterolo buono"), dei trigliceridi, della proteina C-reattiva, della glicemia, e sul peso corporeo.

Dalla sperimentazione risultò che il miele riduceva i valori del colesterolo totale, dell'LDL, della proteina C-reattiva e del glucosio, mentre aumentava il "colesterolo buono" HDL.

Secondo gli studiosi autori della ricerca (Scientific World Journal, 2008) il corretto consumo di miele riduce dunque i fattori di rischio cardiovascolare e non aumenta il peso corporeo.

 

di Roberto Suozzi