Poco caffè se sei incinta
Dopo quasi un anno di valutazione per definire le nuove linee guida relative all'assunzione di caffeina durante la gravidanza, senza rischi per il futuro del bimbo che si ha in grembo, si è stabilito che la dose raccomandata non deve superare i 200 mg al giorno, pari a 2-3 tazzine, dunque circa due tazzine di meno di quanto fosse consentito fino a ieri. A dirlo è la Food Standards Agency britannica, su consiglio del Committee on Toxicity in Food e del Consumer Products and Environment (COT), che ha modificato le linee guida relative all'assunzione di caffeina durante la gravidanza.
"La comunità scientifica italiana molto prudentemente", commenta il professor Amleto D'Amicis, epidemiologo e membro del Gruppo di Studio sul Caffè della Fo.S.A.N. (Fondazione per lo Studio degli Alimenti e della Nutrizione), "aveva sempre comunque raccomandato di non superare, se in stato interessante, le tre tazzine di espresso al giorno (quindi una dose molto minore di caffeina) e di ricorrere, se proprio non se ne poteva fare a meno, al caffè decaffeinato".
Lo studio internazionale era iniziato il 31 gennaio scorso quando la FSA (Food Standards Agency) sponsorizzò una ricerca tesa a determinare i rischi del feto qualora la madre introduca caffeina nella dieta giornaliera. Una seconda ricerca doveva invece accertare quanto, in seguito all'assunzione del caffè, si alteri il metabolismo e come questo possa incidere sulla gravidanza. Allo stesso tempo e indipendentemente dall'FSA, il Committee on Toxicity of Chemicals in Foods e il Consumer Products and Environment, hanno condotto una rassegna di tutti i dati disponibili includendo anche nuovi studi scientifici.
Le conclusioni sono arrivate i primi di novembre quando la FSA ha ridotto il livello di caffeina a 200 mg giorno. Nulla da eccepire per il decaffeinato che dà lo stesso piacere senza creare problemi.
Antibiotici solo quando servono
L’introduzione degli antibiotici è stato un enorme passo avanti per la medicina moderna. Grazie a questi farmaci, che sconfiggono i batteri responsabili delle infezioni e impediscono la loro moltiplicazione, si sono potute sconfiggere alcune malattie prima di allora mortali come la meningite, la polmonite, la sifilide o la tubercolosi. Ma in particolare gli antibiotici si sono rivelati l’arma più efficace contro le malattie infettive. La loro efficacia però rischia di vanificarsi a causa della resistenza, ossia la capacità dei batteri di aggirare il farmaco, rendendolo inefficace. E il ruolo dei pazienti nel dilagare di questo fenomeno non è da sottovalutare. “La percezione che molti italiani hanno dell’antibiotico – ha commentato il presidente dell’Iss Enrico Garaci a Roma nel corso della presentazione di una campagna di comunicazione realizzata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), insieme a Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Ministero del Welfare - è simile a quella di un qualsiasi medicinale da banco, come fosse un’aspirina. L’errore più frequente è quello di pensare che curi tutte le infezioni e, anche a fronte di un’informazione corretta come quella del medico segue spesso un comportamento sbagliato: si tende all’autoprescrizione e si interrompe la cura appena ci si sente meglio o, al contrario, se non si vedono miglioramenti nelle condizioni di salute”.
Troppi e male utilizzati
Gli italiani, infatti, usano questi farmaci troppo e male, un milione e mezzo di consumatori che portano l’Italia ai primi posti in Europa. E il trend è in aumento. Dal 2000 al 2007 i consumi sono cresciuti in media del 18%, per alcuni prodotti le prescrizioni sono aumentate del 400%. Il rischio, osservano gli esperti convenuti all’evento romano, è di far lievitare l’antibioticoresistenza. Un problema mondiale, peraltro. L’OMS ha già lanciato l’allarme e il Centro europeo per il controllo delle malattie ha invitato gli stati membri, in coincidenza con la Giornata europea per gli antibiotici, il 18 novembre, a realizzare iniziative di comunicazione. Un sondaggio commissionato dall’Istituto Superiore di Sanità e elaborato dal Dipartimento malattie infettive dell’ISS ha fotografato i comportamenti e il grado di consapevolezza che gli italiani hanno rispetto all’utilizzo dei farmaci antibiotici.
I risultati del sondaggio ISS
Alcuni numeri emersi dal sondaggio, condotto su 2200 cittadini, sono particolarmente sintomatici. Per cominciare in gran parte si tratta di farmaci ignorati, il 49% pensa che curino qualsiasi infezione, comprese influenza, tosse e raffreddore, o che le prevengano, mentre l’8% non sa assolutamente a che cosa servano. In più il 44% di chi ha assunto un antibiotico dichiara che non gli è stato prescritto dal medico, bensì lo ha acquistato autonomamente (20% dei casi), lo ha chiesto direttamente al farmacista (21%) o su consiglio di parenti e amici (2%). Uno studio pubblicato dal British Medical Journal, peraltro, evidenziava come i medici siano “costretti” dagli stessi pazienti a prescrivere gli antibiotici, pur non ritenendolo strettamente necessario. Questo per l’insistenza dei pazienti sicuri di aver bisogno dell’antibiotico per guarire. Pazienti autoprescrittori, perciò, un fenomeno confermato dal sondaggio visto che il 34% ritiene di poter tranquillamente fare a meno del medico e di poterli acquistare direttamente in farmacia. Ben il 44% di questi, però, li ha utilizzati in modo scorretto, il 29% per curare l’influenza e il 14% per guarire dai raffreddori. Infine dal sondaggio emerge un altro problema di rilievo, il 40% degli intervistati dichiara, infatti, di non aver terminato la terapia, in particolare tra quelli che si automedicano. Il 78% inoltre conserva le pillole rimaste dopo la cura per riutilizzarle successivamente. Bisogna invertire la tendenza, come da anni le Istituzioni sanitarie si affannano a ribadire, le ricadute sono individuali, sociali e anche economiche, visto che il consumo di antibiotici rappresenta uno spreco di denaro. Per informazioni sulla Campagna di comunicazione esiste un numero verde “Farmaci Line” 800-571661 e un sito internet www.antibioticoresponsabile.it, dedicato all’approfondimento tematico.
Marco Malagutti