Una nobile bugia

 

Jase Hyndman, orfano scozzese di sette anni, ha scritto con grafia tremolante un biglietto di auguri al padre scomparso e lo ha infilato nella buca delle lettere (esistono ancora), destinazione Paradiso. Le Poste inglesi gli hanno risposto su carta intestata più o meno così: «Caro Jase, abbiamo consegnato con successo la tua importante lettera a papà. È stata una sfida complicata evitare le stelle e gli altri oggetti della galassia, ma abbiamo portato a termine la missione e faremo di tutto per continuare a garantirti il servizio in futuro. Firmato: Sean Milligan, assistente del direttore». Mi piacerebbe stringere la mano a mister Milligan per tante ragioni. Nessun regolamento lo obbligava a proteggere il sogno di quel bambino. Evidentemente ha obbedito a un ordine superiore che parlava dentro di lui. Ma non basta fare la cosa giusta. Poi bisogna resistere alla tentazione di vantarsene sui social. E lui ha resistito: è stata la mamma di Jase a rendere pubblica la storia, che altrimenti sarebbe rimasta un segreto tra il postino, il bambino e la galassia. Mister Milligan avrebbe potuto persino dilatare la menzogna, inventandosi una risposta del padre, ma ha intuito che il piccolo non gli avrebbe creduto. A differenza degli adulti, i bambini sanno selezionare le bugie di cui fidarsi. Tra le tante a fin di male che infestano la politica e la vita in genere, quelle a fin di bene andrebbero tutelate come patrimonio dell’umanità. E poi chissà se sono davvero bugie.

 Massimo Gramellini